La mia prima.

Tutti ricordano la loro prima gara, chi la può dimenticare.

L’agitazione già dalla notte prima, la sveglia impostata con almeno due ore di anticipo, il controllo di tutto ciò che serve, scarpe, maglietta e via dicendo.

Corro da tanti anni, ma inizialmente non ho mai avuto l’esigenza di gareggiare, mi sentivo bene, mi piaceva e correvo senza troppe pretese, poi non so perché un giorno decisi appunto di mettermi alla prova, di confrontarmi con gli altri, di confrontarmi con coloro che vivono la mia stessa passione, perché correre, ok che è un movimento naturale, ma per farlo come si deve, devi avere un amore che ti parte da dentro per questa disciplina, perché il tutto implica, coraggio, dedizione, sacrificio, sarà naturale, come ho appena detto, ma non è per tutti all’ordine del giorno.

Era il 1 novembre, la gara era “la corsa dei santi”, star in Piazza San Pietro e arrivo sempre nella medesima piazza, decisi che questa doveva essere la mia prima, un po’ per il bellissimo territorio dove avrei gareggiato e soprattutto perché quel territorio lo consideravo mio, la mia casa, zona e piazze che mi hanno visto crescere sin da bambino, non potevo perdere questa occasione.

Mi alzai che pioveva a dirotto e già da li le prime difficoltà “mi copro, ma dove lascio poi la roba”, “non mi compro ma a che ora inizia precisamente, possibile che mi bagno tutto prima del via”, classiche domande di chi non ha mai gareggiato e quindi non è neanche a conoscenza dei servizi come il “deposito borse”, non sapevo davvero neanche come uscire da casa.

Arrivai vicino a San Pietro e come potete immaginare, disordini per trovare parcheggio a più non posso ed anche li nuovo dubbio “manca poco qui se non trovo posto neanche gareggio”, insomma ero un insieme di agitazione, preoccupazione, voglia e passione.

Finalmente trovai posto, parcheggiai e sotto al diluvio giunsi allo start, coperto da una giacca a vento e ovviamente avevo sbagliato scelta, ma come potevo sapere che avrebbero distribuito dei k-way usa e getta per proteggersi dall’acqua.

Indosso il pettorale sopra la giacca a vento e si parte, emozionato, sorridente ed anche un po’ fuori luogo, sbagliai totalmente tutta la gestione della gara, partii subito veloce per giungere al 6 km a quattro zampe, riuscirono a sorpassarmi anche i passanti che guardavano la gara, ma a me poco importava, stavo gareggiando e per me andava bene.

Perché scelta sbagliata quella della giacca a vento ? Al 5 km sarò arrivato a temperatura corporea sui 32 gradi, stavo morendo di caldo, solo che non potevo buttarla e neanche sbottonarla e sapete il perché ? C’avevo attaccato sopra il pettorale, “che pollo che sono stato”.

Arrivo al traguardo in 51 minuti sui 10 km e con un caldo che sembrava di correre ad agosto, mi diedero la medaglia, la mia prima medaglia assoluta, anche quella impossibile dimenticarla.

Arrivato al traguardo mi voltai per guardare l’arrivo, per emozionarmi guardando anche il sacrificio degli altri atleti giunti alla fine, ma l’emozione ha preso il sopravvento quando girandomi ho incontrato lo sguardo di mia moglie e di mio figlio che mi aspettavano dietro le transenne, non sapevo assolutamente che sarebbero venuti ad aspettarmi, ed invece…

Ricorderò per sempre la mia prima gara ufficiale con molta gioia, un po’ come quando un bambino va per la prima volta allo stadio con il papà.

A presto

Renzi Pietro.

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